Carbofobia: miti ed evidenze scientifiche

Articolo scritto da Andrea Fiantanese (Biologo Nutrizionista)

È appena iniziato il 2022 che ci introduce a nuove opportunità ed innovazioni tecnologiche che ci permetteranno di pensare la nostra futura vita sociale, lavorativa e le nostre relazioni interamente proiettate nel virtuale nei vari metaversi possibili ed ipotizzabili.

Dalla comparsa della nostra specie Homo sapiens sul pianeta (200.000 anni fa) non è passato poi molto tempo se si ragiona in termini di orologio evolutivo del pianeta Terra.
Ciò che ha caratterizzato la nostra specie negli ultimi 100 anni è stata la capacità di andare incontro a rapidi cambiamenti tecnologici, economici e culturali che hanno profondamente influenzato anche la nostra alimentazione come H. sapiens.
Se tramite la domesticazione degli animali prima e successivamente, nel Neolitico, grazie all’introduzione dell’agricoltura, l’uomo si rendeva parzialmente indipendente dalla natura per la caccia e la raccolta, sono state le innovazioni tecnologiche ed industriali avvenute a partire dal XVIII secolo ma soprattutto le ultime risalenti al secolo scorso a rivoluzionare anche le dinamiche agricole e dell’allevamento impattando in maniera profonda la disponibilità di alimenti e per ultimo le nostre abitudini alimentari.
In così poco tempo l’uomo, o almeno una parte considerevole della popolazione umana, si è trovata di fronte alla possibilità di un’ampia varietà alimentare ma soprattutto a non dover lottare più per introdurre la minima quantità di calorie per sopravvivere.

Nei paesi industrializzati questo ha dato origine, contestualmente all’aumentata sedentarietà, alle patologie del benessere di cui l’uomo non aveva mai o raramente sofferto nell’arco della sua storia. Tra queste possiamo citare: insulino-resistenza e diabete mellito tipo 2, obesità, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipertensione arteriosa primaria, iperuricemia e gotta.
Siamo quindi passati da cacciare grossi mammiferi o camminare per chilometri per raccogliere quello che il suolo ci offriva, in costante deficit calorico, a dover programmare la nostra attività fisica in palestra per bilanciare il surplus calorico che introduciamo quotidianamente.
Al fine di mantenere l’equilibrio tra calorie introdotte e consumate negli ultimi anni diversi stili alimentari o vere proprie diete sono divenute comuni nella nostra società, alcune di queste supportate da solide evidenze scientifiche altre invece spinte da logiche commerciali e note come fad diets.

Nonostante la dieta mediterranea sia stata incoronata per il quinto anno di fila come dieta dell’anno da U.S. News, ancora molti dubbi e miti aleggiano nelle persone in merito all’introduzione dei carboidrati quali pane e pasta nella nostra alimentazione perché accusati di causare aumento di peso.

Al fine di sfatare questi miti è giusto precisare come i carboidrati abbiano dall’alba della storia dell’uomo provveduto a garantire la quota calorica necessaria per la sopravvivenza della nostra specie forse in misura maggiore rispetto ad altri alimenti quali ad esempio la carne di cui l’uomo sicuramente si cibava ma con una frequenza nettamente inferiore a quella odierna e con un gravoso dispendio energetico per procacciarsela.
Nel nostro organismo i carboidrati sono il combustibile primario che garantiscono l’energia per i neuroni ed i globuli rossi, in primis, sotto forma di glucosio e per molte altre cellule del nostro organismo che li utilizzano come fonte di energia primaria.
Le scorte di carboidrati nel nostro corpo prendono il nome di glicogeno, un polimero del glucosio che si trova immagazzinato nel fegato e nei muscoli in quantità che si aggirano attorno ai 500 g totali; ogni grammo di glicogeno è immagazzinato con 2,7 g di acqua.

Le diete che enfatizzano il basso apporto di carboidrati al fine di ottenere un calo ponderale generalmente sono efficaci nel breve termine ma nel lungo termine non determinano una costante perdita di peso che è invece determinato nella maggior parte dei casi da un deficit calorico e da un aumento del dispendio energetico attraverso attività fisica programmata o non.

Molte volte si confondono i carboidrati semplici come il comune zucchero da cucina, e gli zuccheri contenuti nei dolci e nei soft drinks con gli carboidrati complessi come l’amido che è presente in prodotti quali pasta e pane: un consumo eccessivo di zuccheri semplici, come spesso accade oggigiorno, abbinato ad un costante surplus calorico può contribuire all’insorgere, nel tempo, delle malattie metaboliche.

Da quanto illustrato è evidente che la restrizione dei carboidrati non è necessaria per perdere peso, dobbiamo quindi rivedere le nostre paure verso i carboidrati e fare una differenza nella tipologia, qualità e quantità degli stessi che introduciamo nella nostra dieta, perché sono fonte di energia essenziale per l’organismo della nostra specie fin dai tempi arcaici.

Sotto la supervisione di un professionista dovremmo quindi rivalutare le nostre credenze in merito al consumo di carboidrati e non farci illudere da facili risultati promessi da altre tipologie di diete alla moda promosse sui social o altri tipi di canali pubblicitari.

Osteopatia e gravidanza: quando e perchè?

Durante il percorso della gravidanza nella vita di una donna spesso si presentano disturbi legati all’adattamento del corpo della neo mamma alla crescita progressiva del bimbo nel ventre materno.
I malesseri più comuni sono rappresentati da:

  • mal di testa
  • nausea
  • mal di schiena
  • sensazione di gonfiore agli arti inferiori
  • sciatalgia
  • difficoltà nella respirazione
  • problemi digestivi, nausee e bruciori di stomaco
  • difficoltà nel transito intestinale e costipazione
  • dolori alle gambe
  • dolori articolari
  • coliche gassose
  • dolori alle anche
  • problemi circolatori agli arti inferiori
  • dolori alla cervicale
  • mal di testa
  • mobilità del sacro
  • reflusso gastrico
  • infezioni del tratto urinario
  • vaginite o dolore durante i rapporti sessuali


OSTEOPATIA E GRAVIDANZA: perché?
I cambiamenti fisici del corpo femminile durante la gravidanza sono quelli strutturali dati dal crescere del feto e dal conseguente ingrandirsi della pancia. Questa porta ad un aumento della pressione addominale. Questo può causare difficoltà digestive o influenzare negativamente la regolarità intestinale.

La compressione della pancia a livello inguinale può causare gonfiori e dolori alle gambe e stasi vascolare.

La colonna vertebrale tende ad accentuare le sue curve con presenza di iperlordosi lombare e aumento della cifosi dorsale, con conseguente insorgenza di dolore lombare, a volte irradiato agli arti inferiori.

L’osteopatia si inserisce quindi nel periodo gestazionale perché permette alla donna, attraverso un approccio dolce e delicato, di migliorare e alleviare i disturbi che possono insorgere, permettendo alla mamma di gestire meglio i sintomi che creano disagio e dolore.

A stesso tempo l’osteopatia prepara il corpo femminile al momento del parto attraverso la riduzione delle tensioni legamentose a livello della zona  lombare, del bacino e delle anche.

 

OSTEOPATIA IN GRAVIDANZA: in cosa consiste?
La mancata elasticità dei tessuti e la scarsa libertà di movimento delle articolazioni implicate al parto aumentano la percezione del dolore rendendo più difficoltosa la gestione del travaglio.

La manipolazione osteopatica applicata in gravidanza consiste in tecniche fasciali indirette e senza effetti collaterali, delicate e non invasive, e può affiancare ed essere complementare ai tradizionali corsi di ginnastica pre parto.

A partire dunque da secondo trimestre, salvo nei casi di parto definito a rischio, sarebbe sempre indicato ad una donna di richiedere una valutazione osteopatica per farsi seguire durante il percorso della gravidanza.

 

OSTEOPATIA NEL PERIODO POST PARTO: perché?
L’osteopata rappresenta un valido aiuto non solo nel periodo pre parto, per favorire il migliore adattamento ai cambiamenti in atto, ma anche e soprattutto nell’immediato post parto, per prevenire e gestire le problematiche legate al pavimento pelvico, tra cui incontinenza urinaria e prolasso degli organi pelvici.

Anche in caso di parto cesareo risulta essenziale l’intervento precoce sulla cicatrice chirurgica per prevenire la formazione di aderenze addominali interne con conseguenze posturali importanti.

Il percorso di accompagnamento della donna sposta l’attenzione anche al neonato, che può essere seguito da un osteopata fin dai primi mesi di vita.

 

Si può regolare il volume delle emozioni?

Di Benedetta Comazzi

Se la nostra emotività fosse uno spartito, allora gioia, tristezza, paura, rabbia e disgusto sarebbero le principali note che lo compongono. E se noi volessimo decidere quali note alzare al massimo e quali lasciare di sottofondo, ci basterebbe girare la manopola del volume sul nostro personalissimo stereo per riuscire a mettere in pratica una buona regolazione emotiva. Ebbene sì, perchè le nostre emozioni hanno un suono tutto loro, a volte più nitido, altre meno, ma se sono arrivate al nostro orecchio vuol dire che hanno bisogno di essere ascoltate.

Con regolazione emotiva, quindi, si intende un insieme di strategie e comportamenti che permettono di modulare l’intensità e la frequenza di un’emozione, ma anche i suoi correlati fisiologici e comportamentali, così da poterla fronteggiare e padroneggiare al meglio.

Ma perché è così importante essere consapevoli di avere questa speciale “manopola” a disposizione e saperne fare buon uso? Perché – anche se a volte non ce ne accorgiamo – le emozioni hanno una forte influenza sul nostro stato di benessere o malessere.

Inoltre, riuscire a utilizzare le nostre personali abilità e risorse per gestire le emozioni spiacevoli e potenziare quelle piacevoli, ci permette di arrivare ad uno stato di benessere ottimale.

Quindi, regolare le emozioni significa affinare il proprio orecchio emotivo, insegnandogli a percepire ciò che prima non udiva e a distinguere tutti i suoni che compongono le canzoni emotive che fanno da colonna sonora alla quotidianità, ma anche riuscire a gestire e padroneggiare al meglio la manopola del proprio stereo emotivo.

Per tutte quelle volte in cui ci si sente estremamente sopraffatti dalle emozioni o per tutte quelle volte in cui, invece, non si riescono a sentire affatto; per tutte quelle volte in cui le emozioni si fanno largo con forza risultando ingestibili; per tutte quelle volte in cui non si sa come rispondere a un’emozione e si finisce per mettere in atto dei comportamenti insoliti, in cui non ci si riconosce. Per tutte quelle volte in cui si percepisce solo un forte stato di tensione o delle spiacevoli sensazioni fisiche e, non riuscendo a identificarne la causa, si cerca di metterle a tacere mangiando in modo incontrollato o cercando di distrarsi a tutti i costi.

Ecco, in nome di tutte queste situazioni, è importante diventare consapevoli delle proprie emozioni, imparando a (ri)conoscerle e cercando di incrementare le risorse che ci permettono di utilizzare al meglio la “manopola” che ci consente di regolarne il volume. Perché non essere consapevoli del nostro stato emotivo, fa sì che le emozioni inizino ad urlare ancora più forte, fino a renderci impotenti davanti a loro.

VUOI PRENOTARE UN CONSULTO?
segreteria@medikern.it
Tel: 02 36757400
WhatsApp: 348 3962801

Raffronto tra il certificato medico di buona salute e per l’agonismo

Effettuare una visita medico sportiva è molto importante, risulta essere fondamentale per chi mira a praticare uno sport sia a livello agonistico che non, a qualsiasi età. Lo scopo di questa visita è accertare l’idoneità fisica del paziente e testimoniarne una sana costituzione oltre a verificare la non presenza di altre problematiche di salute congenite (malformazioni, patologie etc.) causate da possibili anomalie genetiche o acquisite nel corso del tempo. Non sono aspetti da sottovalutare, bisogna quindi, prima di iniziare a praticare attività sportiva assicurarsi del proprio stato di buona salute.

Il certificato deve essere presentato allo svolgimento delle attività sportive non agonistiche e agonistiche, a seconda della visita effettuata.

A seconda alla visita effettuata sarà rilasciato il certificato di buona salute per l’attività non agonistica o il certificato per l’agonismo, la richiesta dipenderà ovviamente da quale attività sportiva verrà praticata.

Entrando nello specifico analizziamo più nel dettaglio come vengono effettuate entrambe le visite attraverso un raffronto facendo riferimento all’attuale quadro normativo.

Le categorie che necessitano obbligatoriamente della certificazione sportiva di buona salute sono:

  • Gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dagli organi scolastici nell’ambito delle attività parascolastiche;
  • Tutti coloro che sono iscritti ad attività organizzate dal CONI e dalle società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali, Discipline associate, Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, che non siano considerati atleti agonisti ai sensi del decreto ministeriale 18 febbraio 1982;
  • I partecipanti ai Giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale.

La visita medica sportiva per il non agonismo può essere svolta:

  • dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, relativamente ai propri assistiti;
  • dal medico specialista in medicina dello sport;
  • dai medici della Federazione Medico Sportiva del Comitato Olimpico Nazionale.

Questo tipo di visita prevede una raccolta dei dati sulla storia clinica del paziente (Anamnesi) e l’esame obiettivo, completo di misurazione della pressione arteriosa con elettrocardiogramma (ECG).

Il certificato medico agonistico viene rilasciato unicamente dai medici specializzati in medicina dello sport, al termine di una visita molto più approfondita e articolata rispetto a quella precedente, lo svolgimento varia a seconda delle diverse discipline sportive. Comunemente prevede un’anamnesi del paziente seguita da una serie di altri accertamenti, verrà effettuata anche una visita oculistica, un rilevamento dei dati antropometrici, elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo, esame spirometrico ed esame delle urine.

La periodicità della visita di controllo solitamente è annuale, salvo alcuni sport per i quali è biennale (ad esempio golf, tiro con l’arco).

Pertanto sono obbligati a richiedere il certificato medico agonistico tutti coloro che, in quanto tesserati alle federazioni sportive nazionali, alle discipline associate ed agli enti di promozione sportiva, praticano un’attività sportiva che i suddetti enti qualificano come agonistica. Sono inoltre obbligati a richiedere tale certificato gli studenti che partecipano alle fasi nazionali dei Giochi della Gioventù.

 

VUOI PRENOTARE UNA VISITA?
segreteria@medikern.it
Tel: 02 36757400
WhatsApp: 348 3962801

Latte e derivati: verità e falsi miti

Autore: Jessica Monti – Biologa nutrizionista
Tempo di lettura: 3 minuti

Il latte e i suoi derivati (yogurt e formaggi) sono preziosi alimenti ricchi di proteine, sali minerali (in particolare calcio e fosforo) e vitamine (tra cui B1, B2, C, D, A, E ,K) ma al tempo stesso anche di grassi saturi.
Secondo le linee guida internazionali, ogni giorno, è bene consumarne almeno una porzione.
In commercio, oltre ai prodotti autentici, possiamo ritrovare anche latte e derivati il cui apporto di grassi è stato notevolmente ridotto. Si parla di formaggi “light”, yogurt “magri” e latte “scremato”.

Verità: il latte scremato contiene una minore quantità di grassi saturi e ha quindi meno calorie rispetto al latte intero.
Il processo di scrematura è un processo fisico (quindi non viene aggiunta nessuna sostanza chimica) che permette una riduzione più o meno significativa della panna (o crema di latte), fonte di grassi, dalla restante parte liquida del latte. In particolare, in base al grado di scrematura, possiamo distinguere il latte in parzialmente scremato,con valori di grassi dall’ 1.5% all’ 1.8%, e scremato, con valori di grassi inferiori allo 0.3% (il latte intero presenta almeno il 3.5% di grassi).

Falso mito: non è vero che il latte scremato fornisce una minore quantità di calcio rispetto al latte intero.
La quantità e la biodisponiblità del calcio non viene alterata dal processo di scrematura. Quindi il latte scremato o parzialmente scremato fornisce le stesse quantità di calcio del latte intero.

Verità: il latte scremato fornisce una minore quantità di vitamina D rispetto al latte intero.
La vitamina D, come sappiamo, è una vitamina liposubile, quindi veicolata dai grassi. Con la rimozione della parte grassa, della panna, con la scrematura, la vitamina D viene persa totalmente nel latte scremato e quasi totalmente nel latte parzialmente scremato. Questo è il motivo principale per cui ai bambini e ai ragazzi in crescita è bene far consumare il latte intero, anzichè quello parzialmente scremato.

Verità: i formaggi nella versione “light” sono più dietetici rispetto alla loro versione convenzionale.
I formaggi light sono prodotti a partire da latte scremato, quindi presentano meno grassi e di conseguenza sono meno calorici.

Falso mito: non è vero tutti gli yogurt magri (con 0.1%) di grassi sono più dietetici rispetto alla loro versione intera.
Gli yogurt magri contengono un quantitativo inferiore allo 0.1% di grassi rispetto alla loro versione intera. Molto spesso però, per sopperire alla mancanza di cremosità e gusto, le aziende alimentari rincarano la dose di zuccheri. Questo determina un aumento delle calorie dei prodotti, trasformandoli in veri e propri “dessert”, quindi fonti principalmente di zuccheri. Il segreto per capire se stiamo consumando veramente uno yogurt “magro” è quello di leggere l’etichetta nutrizionale e vedere se tra gli ingredienti dello yogurt sia presente o meno lo zucchero (o sciroppo di glucosio).

Verità: lo yogurt bianco è meglio di quello alla frutta o aromatizzato.
Più rimaniamo fedeli ai prodotti nella loro versione naturale meglio è. Lo yogurt, il latte non sono alimenti che sanno di frutta, vaniglia o caffè.

Falso mito: non è vero che i formaggi cremosi siano più dietetici dei formaggi stagionati. I formaggi si suddividono in formaggi grassi e semigrassi in base alla % di grassi che contengono, non in base alla loro consistenza. I primi contengono più del 30% di grassi e tra questi ritroviamo il mascarpone, il belpaese, il caciocavallo, l’emmenthal, il gorgonzola, il taleggio e il quartirolo. I secondi contengono meno del 30% di grassi e tra questi possiamo citare la scamorza, la mozzarella, il pecorino, il grana, il parmigiano, il provolone, lo stracchino e la crescenza.


LATTE E LATTOSIO
Il lattosio è lo zucchero presente nel latte e viene digerito dal nostro organismo grazie ad un enzima chiamato lattasi. In alcuni soggetti si può verificare un deficit di questo enzima e di conseguenza l’incapacità di digerire il lattosio, nota come intolleranza al lattosio. La dietoterapia idonea per questa intolleranza prevede l’eliminazione dei prodotti che contengono lattosio. In commercio è possibile ritrovare latte e derivati privi di lattosio (noti anche con il termine “delattosati”), prodotti in cui il lattosio è già stato “digerito” a livello industriale (quindi il lattosio non viene rimosso, viene digerito).

Falso mito: non è vero che i prodotti senza lattosio sono più dietetici rispetto ai prodotti convenzionali.
La quantità di tutti i nutrienti è inalterata. Semplicemente i prodotti senza lattosio presentano il lattosio già digerito nella sua versione più semplice. Il quantitativo di zuccheri del latte con o senza lattosio è lo stesso.

Verità: esistono formaggi naturalmente privi di lattosio.
In particolare il grana, il parmigiano, il caciocavallo, l’emmenthal e la provola sono privi di lattosio anche nella loro versione convenzionale (a seguito del processo naturale di stagionatura).

Falso mito: non è vero che i prodotti a base di latte di capra non contengono lattosio.
Il latte di capra, in quanto “latte” contiene lattosio così come quello vaccino.

 

VUOI PRENOTARE UN CONSULTO?
j.monti@medikern.it
Tel: 02 36757400
WhatsApp: 348 3962801

Cerca in Medikern